“Arrestate Cicc’i llà”. Dà da mangiare agli affamati. Ed è pure capace di pensare

«Chi cercate?».
I poliziotti gli risposero: «Ciccio di llà».
Disse loro lui: «Sono io!».
Appena disse «Sono io», avanzarono e gli chiesero i documenti».
Ma stavolta la folla non la prese bene…

 

Il riferimento al vangelo non è blasfemo. La Digos cerca di fermare, multare e portare via una persona che da oltre due mesi, senza sosta, di giorno e di notte cucina per consegnare i pasti a oltre 500 famiglie indigenti nei quartieri della città. Accade a Cosenza, in un afoso lunedì di maggio, durante una manifestazione pubblica, sull’isola pedonale. I manifestanti agiscono nel pieno rispetto del distanziamento previsto dai vari decreti governativi approvati in questi mesi, mantengono distanze reciproche superiori a quelle osservate dal popolo dei passeggiatori che negli ultimi giorni ha camminato su Corso Mazzini. Eppure la polizia li bracca e li multa. Non è casuale. Ciò che fa paura alla prefettura e alla questura, è il messaggio che le persone scese in piazza stanno lanciando: “Gli aiuti promessi, i soldi dallo Stato, devono arrivare subito nella tasche dei bisognosi. Milioni di persone li aspettano da due mesi. E stavolta non tollereremo che i soldi passino dalle mani di questa classe politica, la stessa che ci ha portato al disastro sanitario delle ultime settimane”. Soprattutto incute timore alle istituzioni che gli stessi uomini e donne impegnati stamattina a protestare, per due mesi abbiano rischiato il contagio, abbandonato le proprie famiglie, pur di prestare soccorso alle Cosentine e ai Cosentini impoveriti ulteriormente dalla pandemia. Sono persone che ormai godono della stima e gratitudine di migliaia di concittadini. È questo che allarma le “istituzioni”! Se si limitassero solo a “fare del bene”, le si potrebbe pure lasciare in pace. Desta però preoccupazione nell’apparato dell’ordine pubblico il fatto che in piazza urlino i cognomi dei Ras intoccabili della sanità privata, mettano in discussione il loro strapotere, chiamino l’intera cittadinanza a ribellarsi contro la classe politica verminosa che ci governa. E così uno Stato che da sempre si regge non sui diritti, ma sulle leggi d’emergenza, si difende con l’unica vera arma che gli sia rimasta: la polizia!
Stavolta non c’è stata cattura, tortura, crocifissione. Una piccola folla lo ha impedito. Solo qualche multa!  Un giorno forse molti soldati, impoveriti dalla crisi, potrebbero passare dall’altra parte. Pilato, Erode e i farisei  dovranno invece giustificare il proprio operato, la legittimità delle loro multe, davanti alla corte di Strasburgo.
Claudio Dionesalvi

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