Due gravi episodi accaduti a Cosenza ed a Napoli

Alessandro Bozzo ed Ernestino sono due cosentini. Per il resto, in comune avrebbero poco. Anzi, niente. Ma pochi giorni fa, entrambi hanno vissuto brutti momenti. Sono stati aggrediti dai soldatini dell’ignoranza e della protervia dilagante.
Alessandro è un giornalista. Scrive per “Calabria Ora”. È uno che viene dalla gavetta, un ragazzo che davvero “si è fatto da solo”. Corretto, pacato, equilibrato nei modi e nella scrittura, dotato di una penna raffinata, è un cronista d’altri tempi, tutto “sintassi e verità”. Non ha mai voluto incarnare la figura del rompiscatole di professione. Al contrario, preferisce la serietà nei contenuti e la compostezza formale. Se lo solleciti su tematiche sociali, si mette subito a disposizione. Il suo campo preferito è la politica. In questo sì, fa davvero eccezione. Perché non si rassegna. Non vuole lasciarsi imbalsamare in un ruolo assai diffuso qui ed oggi. Alessandro non diventerà mai un “velinaro”, un raccoglitore del vomito che quotidianamente i politici versano sulle pagine dei giornali calabresi. Va ancora a caccia di notizie. Racconta dettagli, svela retroscena, punzecchia, produce inchiesta.
Forse per questo motivo, una settimana fa, gli è stata recapitata una lettera anonima piena di minacce. Qualcuno gli manda a dire che se continua a scrivere su determinati argomenti, lo ammazzeranno. Strano! Di solito questo tipo di intimidazioni colpisce i cronisti di nera e giudiziaria, quei pochissimi che hanno il coraggio di andare al di là delle veline degli inquirenti. Ma così vanno le cose in Calabria. Anche se scrivi di politica, e lo fai con onestà e chiarezza, prima o poi qualcuno cercherà di tapparti la bocca, magari gettando la responsabilità addosso alla malavita, che in Calabria è diventato il comodo spauracchio dietro il quale si nascondono il notabilato e la borghesia parassitaria che depredano i fondi pubblici e vivacchiano sulle spalle di giovani sfruttati senza alternative. Troppo comodo prendersela sempre con la “maaafia”. Dalla costa tirrenica alla Sibaritide, la vera malavita si annida negli studi professionali e nelle sedi di partito. Lo confermano quelle poche pagine di verità emerse dalle inchiesta giudiziarie degli ultimi anni.
Diversa è invece la storia di Ernestino che vive a Napoli. È lì che è stato aggredito da una banda di neonazisti. Ernestino nella vita fa l’insegnante ed è omosessuale. Non ha mai fatto mistero della sua natura. Anzi, la urla ai quattro venti. E fa bene. Lo devo soprattutto a lui se, crescendo, ho maturato un’idea civile sui gay. Perché la strada ci insegna tante cose, ma spesso purtroppo spesso educa a disprezzare la diversità. Ernestino è una persona colta, piena di gioia, solare, rispettosissima, elegante. E chiunque, conoscendolo, si renderebbe conto di quanta umana bellezza possa risiedere in uno come lui. Soltanto un infame vigliacco potrebbe percuoterlo, puntargli un coltello addosso, considerarlo un nemico.
Le disavventure capitate ad Alessandro ed Ernestino, in due diverse città del sud, trasmettono una voglia irresistibile di fuggire, cambiare terra, emigrare, volare lontano. Ma questa è la nostra terra. E se possiamo restare a vivere qui, è anche grazie a persone come Ernestino ed Alessandro che, in due dimensioni diverse, possono andare a testa alta. Alla dignità uniscono la rara virtù della ricerca e dell’affermazione della propria verità. Esiste ancora qualcuno disposto a prendere le difese di questa specie in via d’estinzione? O bisogna lasciarli straziare dagli avvoltoi che si stanno cibando del cadavere della nostra identità?
da Appunti di Sopravvivenza, 26 ottobre 2009
sui 105,700 di Radio Ciroma
www.ciroma.org
Claudio Dionesalvi

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