Accio, ragazzo sospeso fra la guerra e l’amore di ieri e di oggi

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NARRATIVA. «Lettere minuscole» di Claudio Dionesalvi, uscito per Le Pecore Nere. Un viaggio dentro di sé a partire da alcune missive di soldati mai consegnate. Pur coltivando la memoria degli orrori del ’900, è un romanzo sul presente.
Non si può non ricordare l’otto settembre del 1943. Per quel che è stato e per quel che ha significato. Da un lato la scelta della monarchia e della nomenclatura politico-militare di procurarsi una via di salvezza rispetto all’incombente baratro determinato dal nazifascismo.
DALL’ALTRO L’INCAPACITÀ di affrontare la transizione, imposta dal capovolgimento di alleanze, con coraggio e con responsabilità. Non si può non raccontare l’otto settembre ai ragazzi e alle ragazze delle scuole perché una delle pagine più cupe della storia patria deve esser conosciuta e compresa sino in fondo, per poterne ricavare gli elementi ed i dati di conoscenza, che consentano di esprimere la più dura condanna delle gerarchie fasciste. Non si può dimenticare Cefalonia, non si può dimenticare lo «sbandamento» di milioni di persone. Non si può non ricordare in Calabria la strage di Rizziconi del 6 settembre 1943, le 17 vittime e i 56 feriti (3 giorni dopo l’armistizio di Cassibile), determinata dalla decisione del comandante delle truppe naziste in ritirata verso il Nord di dirigere i micidiali proiettili dei cannoni contro l’abitato di un paese dell’Italia, formalmente alleata, senza alcuna reazione da parte dello stato maggiore fascista.
Non si possono, ancora in Calabria, non ricordare i cinque giovani militi che l’8 settembre 1943 furono fucilati al muro di cinta del cimitero di Acquappesa per ordine del Generale del Regio Esercito Italiano Luigi Chatrian, perché ritenuti (e condannati, senza alcun processo, alla pena di morte) «rei di diserzione». A ottant’anni dall’otto settembre 1943, lo scrittore e giornalista Claudio Dionesalvi (firma nota ai lettori del manifesto), ritorna su quei drammatici giorni del secolo scorso con il suo ultimo romanzo Lettere Minuscole (Le Pecore Nere, pp. 172, euro 14).
DIONESALVI RIEVOCA i bombardamenti che investirono la città di Cosenza da aprile a settembre 1943. La furia delle bombe cagionò decine di vittime, tra cui 5 bambini all’uscita dalla scuola «Carmela Borrelli». Numerosi gli edifici smembrati dagli attacchi dal cielo. L’autore usa Accio, uno studente liceale forse suo alter ego, come canale narrativo all’interno della città bruzia durante la seconda guerra mondiale. Accio ci porta quindi negli orrori del conflitto bellico a sua volta condivisi con un’anziana insegnante che visse quei bombardamenti. E li racconta in modo coinvolgente.
IL SUO VIAGGIO NEL PASSATO ha un singolare mezzo di trasporto: le lettere dimenticate di alcuni soldati, ognuna delle quali è l’incipit di un romanzo de La Storia infinita di Michael Ende. Il «nulla che avanza», ovvero la «modernità» dei social network e dei dispositivi tecnologici odierni, nel testo di Dionesalvi è contrastato dalla maestra d’antan Lorena, dal portalettere antifascista Mugnone e da altre esistenze taciute ma timbrate a fuoco dalla guerra. Il ragazzo ritrova dunque alcune lettere mai consegnate di soldati impegnati al fronte. E incuriosito decide di ripercorrere le storie dei militi che le scrissero e la vita del postino che avrebbe dovuto recapitarle. La sua ricerca lo condurrà a incontrare bizzarri personaggi e a compiere un viaggio dentro se stesso e la propria storia familiare. Sospeso tra la guerra e l’amore di ieri e di oggi, per Accio, devastato dalla recente perdita del fratello, ritrovarsi d’un tratto tra i cumuli delle macerie della storia e muoversi con la fantasia all’interno di esse è un antidoto salvifico.
Capisce che lui la guerra ce l’aveva dentro e il viaggio a ritroso dentro gli orrori del Novecento lo aiuta a rifuggire dai bombardamenti della psiche. L’amore adolescenziale, la guerra, la memoria storica e la mutazione digitale sono i canali esegetici di Lettere Minuscole. Non un testo di storia locale, bensì un romanzo sul presente, a sfondo storico.
Silvio Messinetti

il manifesto, 6 febbraio 2024

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