Il mare è sporco, allarme infezioni lungo il Tirreno

Si moltiplicano i casi di persone colpite da infezioni della pelle sul Tirreno cosentino. Qualcuno parla di una vera e propria epidemia. I più prudenti spiegano che si tratta di un problema stagionale. Migliaia di segnalazioni sono state registrate dalle guardie mediche delle maggiori località balneari. Gli ultimi casi a Fiumefreddo, Guardia Piemontese, Cetraro e Diamante. A Scalea, la locale guardia medica verbalizza decine di segnalazioni quotidiane. I turisti si rivolgono a farmacie e medici, affollando le strutture sanitarie locali.
A quanto pare, i più colpiti sono i bambini. I sintomi: vesciche, bollicine e pustole di colore giallognolo, che con il passare del tempo si trasformano in piaghe.
Sulla natura di queste infezioni regna la solita confusione estiva, ma i medici parlano di comuni dermatiti e puntano il dito sulla sporcizia delle spiagge. Ogni mattina, troviamo i nostri mari torbidi e macchiati da gigantesche chiazze scure, che spesso impediscono ai bagnanti di tuffarsi in acqua. Le patologie più frequenti sono la “piodermite” e l’impedigine”, provocate da batteri che si annidano sul bagnasciuga. Sono malattie che di norme si combattono con antibiotici e pomate. I bambini sono costretti a restare a casa e perdere preziose giornate di mare. Gli specialisti consigliano di evitare autoprescrizioni e rimedi “per sentito dire”. La cosa migliore da fare, è rivolgersi alla più vicina guardia medica.
Il nemico giurato della pelle è lo stafilococco fecale, un germe responsabile di irritazioni, pruriti ed enormi fastidi. Nessun dubbio sulla provenienza: fogne e pozzi neri. La sua presenza sulla sabbia e in mare è dovuta soprattutto al cattivo funzionamento o alla totale mancanza di depuratori. Ma c’è chi ipotizza che l’aumento del tasso di umidità e le particolari condizioni climatiche degli ultimi giorni, abbiano favorito la proliferazione dei pericolosi microorganismi. La situazione è resa più grave dagli scarichi abusivi, che da anni vengono segnalati sulle nostre coste, ma non sono mai stati scoperti e neutralizzati. Inoltre, rischia di diventare controproducente l’intervento della Procura di Paola, che due giorni fa ha ordinato la chiusura delle discariche di Serra d’Aiello, Guardia Piemontese, Acquappesa e Fiumefreddo.
Gli operatori turistici protestano e lanciano accuse contro “Goletta verde” e i gruppi di ambientalisti che affermano di monitorare periodicamente il territorio. Le analisi sulla qualità dei mari sono effettuate sempre all’inizio dell’estate, quando l’acqua non è ancora contaminata, perché le località balneari sono vuote. Un esame approfondito, nei mesi di luglio e agosto, darebbe agli esperti quei dati indispensabili per individuare le zone a rischio. A nulla serve piantare bandierine blu, gialle o verdi sulle cartine geografiche, quando ormai i turisti scappano dalle nostre coste perché il colore del mare tende al marrone.
E un’autocritica dovrebbero farla soprattutto i Sindaci dei comuni costieri. Se le spiagge sono sporche, le responsabilità sono anche degli amministratori. Alcuni centri urbani calabresi, per migliorare la qualità della vita nei quartieri periferici, oggi ricorrono alle linee di finanziamento della Comunità Europea, che allarga gli orizzonti della produzione di servizi.
Cosa aspettano le giunte delle località marittime? Troppi sono i proclami e pochi i progetti concreti. Una cooperativa stagionale per la pulizia della spiaggia non dovrebbe essere un’utopia.
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 21 agosto 1998

 

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