Viaggio nel mondo dell’emarginazione

CAMIGLIATELLO – Sono finite le vacanze per i venticinque ospiti della mensa dei poveri. Si torna a casa. È terminato il soggiorno a Camigliatello, organizzato da padre Fedele Bisceglia e dai suoi collaboratori. Nel fresco della Sila, lontani dagli incubi di una città che in Agosto si trasforma in una macchina di morte per i più deboli, i cosiddetti “poveri” hanno potuto raffreddare le loro scottanti esperienze di vita. Nelle tre settimane di villeggiatura, sono stati assistiti da 4 obiettori di coscienza ed alcuni volontari, tra i quali Pasqualina, l’insegnante che dedica la sua esistenza alle persone abbandonate.
Il campo-base è stato allestito in una scuola di Camigliatello. In questo caso, quando crollano le convenzioni quotidiane, i presunti “pazzi” sprigionano le energie creative e gli assistenti faticano a tenere i contatti con la realtà. Franco, 32 anni, vive nell’Oasi francescana da quando è rimasto solo, scrive poesie e inventa ogni giorno una canzone. Da bambino faceva il muratore, i monti della Sila li conosce bene: all’età di dodici anni suo zio lo portava a lavorare nelle case estive della borghesia cosentina. Tra gli obiettori c’è Marco, 110 e lode alla “Bocconi”, gli fanno la corte società di consulenza aziendale. Ha risolto situazioni drammatiche, come quella di una famiglia inglese che dormiva sotto il ponte Mancini e grazie a lui ora ha trovato una casa e un lavoro.
Francesco e Anna, eterni figliastri di padre Fedele, non hanno bisogno di presentazioni. Vivevano tra le rovine della vecchia stazione. Anna oggi ogni tanto sorride e Franco non è più denutrito. E poi ci sono Arturo, che prima lavorava al parcheggio di piazza Fera per la cifra di 50 mila lire al mese, zia Gemma, gagliarda signora che padre Fedele ha sottratto alla solitudine e lei ricambia donando la sua pensione ai poveri. Vincenzo fa il venditore di immaginette sacre. Regala speranza ai sofferenti in cambio di poche lire, un po’ come i politici di mestiere ma, diversamente da loro, Vincenzo è una persona onesta. Giovanni, 25 anni, viene dal centro storico ed ha alle spalle un futuro di violenza carnale. Da bambino qualcuno ha abusato di lui. Oggi sarebbe in una clinica psichiatrica, o forse immerso in qualche azione criminosa, la sua foto darebbe lustro alle trionfali veline dei carabinieri. Una menzione particolare meritano gli obiettori di coscienza, spesso ricattati: «Se non fai quello che ti chiediamo, finisci a fare il servizio militare». Affrontano situazioni che i militari non riuscirebbero mai ad affrontare. E considerata l’assenza di buona parte del volontariato, se non ci fossero loro, quelli della mensa dei poveri, la città sarebbe un deserto umano attraversato dalle sofferenze degli esclusi.
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 22 agosto 1998

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