“Io sono Lucignolo”

A Joggi, attorniati dall’affetto di tantissimi amici ed amiche, ascoltati da numerosi viandanti interessati alle cose che andiamo dicendo e scrivendo, in una fiabesca cornice, nella piazzetta du purtugall’, venerdì 17 agosto, con Loredana Caruso, nel mitico Joggi Avant Folk (edizione XXI), abbiamo parlato di scuola in maniera giocosa, critica e creativa.
Il (pre)testo è stato la presentazione del nostro libro “Nessuno tocchi Lucignolo” (Edizioni Erranti), ma soprattutto l’allegato gioco da tavolo “Abbasso la sqùola”.
Prima dei nostri interventi, insieme al giornalista Francesco Cangemi abbiamo presentato il bellissimo libro di Davide Imbrogno, “Non mi posso lamentare” (Coessenza).
Con noi, l’attore e attivista sociale Roberto Giacomantonio che ha letto un testo, scritto insieme a Sergio Crocco:
“Io sono Lucignolo. Sì, Lucignolo, proprio lui. Quello cattivo, tentatore, cosu fitusu. Sono la parte cattiva dell’infanzia, l’esempio maledetto, quello da evitare. Mi avete usato come capro espiatorio di tutti i mali del mondo. In fondo, se non ci fosse un Lucignolo ca ti porta a mali vie, tutti i bambini del mondo sarebbero buoni, e sarebbero altrettanto buoni da adulti.
Io sono Lucignolo, quello che nell’immaginario collettivo è facile che all’uscita della scuola duna ri caramelle drogate ari picciriddri. Quello, pensa un po’, che non vuole restare nelle regole della convivenza civile, e così facendo rovina tuo figlio.
Sono Lucignolo, sono quello che nel 2001 a Genova ti diceva che la globalizzazione così come si stava sviluppando era una merda costruttrice di precariato. Ma a te interessavano le vetrine e mi sbarravi la strada con il reparto Celere. Oggi hai verificato che avevo ragione. Ma un Lucignolo non può avere ragione. Se succedesse, sarebbe il crollo di convinzioni di generazioni di ragazzini. No, non avevo ragione. Perché la colpa è dei nivuri. Se non sbarcassero loro, la globalizzazione delle multinazionali sarebbe bellissima.
Sono io, Lucignolo. Io convincevo tuo figlio che l’alienazione casa-chiesa-lavoro-figli-mare-Sila era la morte della fantasia. Sì, sono proprio io Lucignolo. Non te la credevi che Lucignolo fosse su una carrozzina, vero? Picchì le convenzioni dicono ca unu ch’è in carrozzina add’essa privo di personalità, senza diritti e pe’ forza bùanu. Però poi arriva Lucignolo a ricordarti che i disabili non sono una razza a parte. Ponno essa bùani, maligni o strunzi… ed ancunu si permetta puru u lussu i vuli’ u dirittu ara sessualità. Ma questo solo Lucignolo può dirtelo, lui che politicamente è scorretto. Perché sono Lucignolo e ti do fastidio. Sono lucignolo ma non sono bullo, io non mi scaglio sui deboli e sugli indifesi; piuttosto, io facevo in modo che non vi fossero i bulli, ma a scola e ra famiglia n’sannu chiu’ educa’ a nessuno . Io sono Lucignolo e tu sei Pinocchio. Io sono il male. Tu sei il bene, un poco rompicoglioni, ma in fondo ti si può riportare sulla retta via. Ti si può rimettere, attraverso una fatina che ti mostra le minne, sulla strada della legalità, del vivere civile. Per me non c’è speranza. Perché sono Lucignolo. E sono libero”.
Roberto Giacomantonio, Sergio Crocco

Alla serata di Joggi è dedicato il video che segue, un esperimento realizzato con le alunne e gli alunni meravigliosi di Lauropoli. Provo a leggere il testo leopardiano tradotto, con loro, in un ibrido cassanese-lauropoletano. Chiedo perdono per la pronuncia… ho ancora molto da imparare.

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