Nel meraviglioso universo dello sMERDphone

Nel cinquantesimo anniversario dell’allunaggio è tornata un po’ di moda l’osservazione del cielo stellato. A prima vista potrebbe sembrare che questa foto lo ritragga:

invece è stata scattata nel teatro Rendano di Cosenza, dal mio amico Stanislao, un anno fa, mentre assisteva allo “Schiaccianoci” di Tchaikovsky. Il pubblico in platea è visto di spalle, dai palchi. Gli spettatori non sono catturati dalla visione del balletto, ma dai rispettivi display: fredde lucciole rettangolari che scintillano nel buio del teatro.
In tanti conoscono la mia intolleranza verso questo strumento che nell’ultimo decennio ha modificato le relazioni, i consumi, la comunicazione. Così, animati dalla gioiosa frustrazione di esserne ormai dipendenti, amici e amiche si divertono a inviarmi immagini e a raccontarmi storie della maledetta telefonia mobile. Le ho collezionate e le ripropongo in questa rassegna.
Quadretti emblematici rimbalzano dal web. Sembrano talmente inverosimili che in taluni casi è spontaneo chiedersi se si tratti di fake news. In Cina, nella città di Xian, per andare incontro alle esigenze dei cosiddetti “Smombie”, zombie che vagano incollati allo smartphone, le autorità hanno pensato bene di riservare una corsia preferenziale sui marciapiedi a questa inedita categoria pedonale.
Gli olandesi si sono spinti oltre: il sindaco di Bodegraven, a sud di Amsterdam, ha ordinato l’installazione di semafori terrestri in corrispondenza degli attraversamenti, così i pedoni posseduti dai cellulari, camminando con lo sguardo rivolto verso il basso, potranno evitare di essere investiti.

A Napoli, invece, da sempre la realtà si lascia travolgere dalla fantasia: nell’ospedale Cardarelli una signora è ritratta nell’atto di rispondere al telefono mentre si sottopone a una TAC. Increduli i medici e i tecnici radiologi che hanno assistito alla scena. La paziente ha rischiato il linciaggio.

Intanto ricercatori, scienziati e giornalisti compiono sforzi commoventi per gestire in termini razionali la smerdphonificazione dell’esistenza. Qualcuno si presta a faticosissimi esperimenti, sacrificando i ritmi di vita della propria persona:

E c’è persino chi ipotizza che i dispositivi digitali stiano portando a una mutazione della specie. Pare che l’homo sapiens sia destinato a sviluppare membrane filtranti sotto le palpebre; inoltre col tempo s’incurverà e modellerà le braccia in posizione funzionale all’utilizzo degli smartphone.

Un altro momento carico di pathos abbiamo carpito con un amico, Walter. Documenta il fenomeno della possessione di massa che viviamo da ormai un decennio. Insieme alle nostre figlie, in un cinema di Cosenza, durante la proiezione del film d’animazione “Coco”, disturbati dalla luce dei loro display, notiamo che nella fila davanti alla nostra sono seduti due bambini accompagnati dai genitori che si scambiano messaggi ostili. Il loro litigio mediante whatsapp non s’interrompe un attimo, nemmeno quando si accendono le luci in sala per l’intervallo. Imperterriti continuano a rimproverarsi presunti tradimenti e a minacciare il divorzio.

Quelli visti sin qui sono pochi fotogrammi di un film che avvolge il pianeta: miliardi di persone dispongono di una ministazione radiotelevisiva per mandare in diretta la propria vita e visionare quella degli altri. Miliardi di persone custodiscono nel taschino un concentrato della Società dello spettacolo, “l’equivalente del potenziale tecnologico impiegato per la missione di 50 anni fa sulla Luna”. Tre quarti dell’umanità celebra le gioie e i dolori, riversa i propri sentimenti d’odio e amore in questo aggeggio. Come per la globalizzazione e i terremoti, non è in discussione se questo fenomeno sia arrestabile. Bugiardo è però chi si schermisce argomentando: “Dipende dall’uso che se ne fa”. Semmai è l’esatto contrario: “Dipende dall’uso che esso, lo smartphone, fa di noi”. I nostri stili di vita dipendono, infatti, dagli interessi delle multinazionali che hanno colonizzato cellulari e web. E se davvero qualcuno ha voglia di studiare la storia, gli effetti e le prospettive di questa mutazione, non deve analizzarla in termini sociologici. Piuttosto, meriterebbe di essere indagata come ricerca sull’ipnosi, la meditazione, gli effetti delle droghe. L’etnologo e pedagogo Georges Lapassade non avrebbe esitato a riconoscere nei comportamenti dell’utenza incallita degli smartphone vere e proprie esperienze di transe, modificazioni di coscienza!
Claudio Dionesalvi
1 Comment
  • Barbara De Santis
    luglio 28, 2019

    Analisi puntuale e perfetta come sempre…ma che tristezza caro Claudio…un abbraccio con affetto

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