I.P.G. Serra d’Aiello, una storia senza fine

“Oltre al danno la beffa”. Geppino Ianni e Salvatore Rubino, per tanti anni dipendenti dell’istituto “Papa Giovanni XXIII” di Serra D’Aiello, denunciano il clima di persecuzione scattato nei loro confronti. Prima i licenziamenti, disposti dal consiglio d’amministrazione il 18 marzo del ’99. Poi, una raffica di avvisi di garanzia causati dalle attività sindacali svolte all’interno della casa di cure per disabili, anziani e malati mentali.
“In Calabria – spiegano Ianni e Rubino – i gestori del bene pubblico e i titolari di aziende non tollerano la rappresentanza sindacale. E soprattutto, si accaniscono con chi non intende subire soprusi ed ingiustizie sul posto di lavoro. Purtroppo, le radici dell’omertà affondano in modo molto profondo nei comportamenti e nella cultura. Non abbiamo mai avuto un atteggiamento di rassegnazione nei confronti delle tante vicende poco chiare avvenute nell’istituto. Adesso, hanno deciso di farcela pagare”. Una guerra, quella tra i due sindacalisti e i vertici del “Papa Giovanni”, portata avanti a suon di querele e contro querele, carte legali, provvedimenti disciplinari, culminati nell’allontanamento dal posto di lavoro. “Come gli altri 240 nostri colleghi che si sono opposti al licenziamento aprendo una vertenza – prosegue Ianni – anche noi abbiamo impugnato il provvedimento che ci ha penalizzato, ottenendo dalla pretura del lavoro, grazie alla “procedura del 700”, il riconoscimento del diritto a percepire lo stipendio in attesa della causa di merito fissata per il 18 febbraio prossimo. Tengo a sottolineare che nonostante il giudice abbia notificato il 6 agosto ’99 al consiglio d’amministrazione la decisione di garantirci il diritto provvisorio ad essere retribuiti, la busta paga effettiva ci è pervenuta solo tre mesi dopo, esattamente il 22 novembre, in seguito ai vari incontri avuti con l’attuale presidente”.
Delegati aziendali Cisl dall’inizio della vertenza, Rubino e Ianni hanno deciso di aprire un confronto interno e propositivo con il sindacato per “contrastare quelli che Monsignor Agostino definisce “poteri forti”, ma soprattutto cercare percorsi di cooperazione alternativi alla logica assistenziale. Bisogna considerare – aggiunge Ianni – che l’autonomia assegnata dallo Stato alle Regioni in materia di sanità offre in teoria a tutti la possibilità di accedere alle risorse pubbliche e quindi promuovere nuove situazioni lavorative. Sinora, però, i vari governi della Calabria hanno solo rispedito al mittente (l’Ue) centinaia di miliardi, per mancanza di programmazione”. L’ultima puntata del conflitto tra dipendenti e Cda si svolgerà sabato 22, quando Ianni dovrà presentarsi presso la caserma dei carabinieri di Aiello Calabro. Un avviso di garanzia lo vede indagato per una presunta minaccia nei confronti del vice presidente dell’Istituto, l’avvocato Giuseppe Chiofalo. Ma Ianni ricorda che “dopo aver ricevuto una lettera di contestazione”, aveva a sua volta querelato la controparte, citando anche testimoni. La denuncia dei due sindacalisti assume una natura politica: “Il “Papa Giovanni”, ente religioso non a scopo di lucro, riceve per le prestazioni fornite all’utenza contributi regionali ed extraregionali. Una percentuale rilevante di questi fondi grava sul bilancio dell’Asl di Paola. Dal gennaio ’96 il consiglio d’amministrazione ha licenziato circa 500 persone. Molte delle quali hanno presentato ricorso e vinto la causa. L’Istituto è stato condannato a risarcire una parte dei dipendenti. E’ logico che l’intera procedura, tra spese legali e risarcimento, ha comportato un consistente impiego di denaro pubblico. Mi chiedo: ma è possibile che il fondo sanitario regionale, già appesantito da diversi miliardi di deficit, debba sostenere il peso di decisioni sbagliate e amministrazioni discutibili? Sono questi i motivi che hanno portato alcuni sindacati a chiedere la rimozione del passato Cda. Nell’autunno scorso la Curia ha nominato il nuovo Consiglio. Ma siamo sicuri che la situazione sia cambiata?”.
Rubino e Ianni stanno preparando un libro bianco che presenteranno nel corso di incontri pubblici programmati per le prossime settimane. La qualità dei servizi offerti ai malati – spesso affetti da gravi patologie mentali – dipende anche dal clima di serenità che si dovrebbe instaurare tra dipendenti e “azienda”.
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 20 gennaio 2000

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