Lettere minuscole, umanità in continua tensione – di Pier Paolo Cetera

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Se dovessi sostanziare la  qualità di questo romanzo, è a una materia viva fatta di umana gente  che debbo riferirmi; altrettanto, per la sua tessitura e intreccio, è al dipanarsi di relazioni, comportamenti, scambi gratuiti e deliberati, che debbo inquadrare e focalizzare questo racconto. In ambedue i motivi di questa esposizione di una storia – luogo: la nostra terra, la città di Cosenza; tempo: l’arco storico che attraversa il secondo dopoguerra fino al nostro oggi- la dimensione più consona all’autore mi pare essere la ‘letteratura pedagogica’. Non vorrei essere frainteso: qui l’esperienza collettiva ha senso solo in rapporto alle vicende personali e intime e, quindi, non c’è (né avrebbe senso) una valenza oggettiva o impersonale dell’ agire di ogni singolo protagonista. È assente, insomma, la funzione dell’ “antonomasia” (che dovrebbe rappresentare quella virtù o carica valoriale).
Ad esclusione del protagonista Accio, Ariella, Giorgio,  Lorena, Rosaria, Maria e ‘Mugnune’ sono dipinti come in un quadro impressionista: tutto è accennato, ed è proprio per questo che appare la vera sostanza di una umanità in continua tensione e ricercante un futuro riscatto. Per Accio  (che in certi tratti evoca una forma autobiografica o di confessione ‘autoriale’) l’esperienza si coglie come un  ‘passagenwerke’ di benjaminiana memoria: tutto è vissuto come un sogno, un destarsi da un’altra dimensione. La Storia è prima evocata attraverso oggetti o ricordi indelebili, poi si presenta agli occhi- moderno ologramma- e se ne traccia così i percorsi e le vicende di uomini e donne su un sfondo di distruzioni belliche, atti eroici di persone comuni,  drammi, ricostruzioni, freddi o indifferenti meccanismi burocratici (scuole, uffici, poteri amministrativi).
Il nostro ‘vettore’ Accio ci porta ad attraversare spazi e tempi in una ricerca che trova profondissime radici nel proprio malessere e nei dilemmi che attanagliano i ragazzi in quella fase di transizione all’età adulta. La vita scorre come tutto, e quest’angoscia si mostra come un durevole déjà-vu. Ma il protagonista è ricco di risorse interiori, sensibile e trova nutrimento nella folla di persone che interagiscono con lui.
L’autore Claudio Dionesalvi, già aduso a una scrittura tersa nella forma e di impegno nella sostanza, non fa altro che invogliare il lettore a una attenta e partecipata disamina dei fatti ragguardevoli accaduti. Quel che succede andate a leggerlo voi stessi: il mio è soltanto un invito al viaggio…
Pier Paolo Cetera, docente e scrittore

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