La bussola solidale rivolta ai sud

Da tanti anni andiamo da sud a nord. E poi torniamo. Percorriamo su e giù l’autostrada Salerno-Reggio Calabria, che qualcuno ha voluto rinominare “del Mediterraneo”… come se già non sapessimo che scorre in mezzo a questo mare …  come se innalzarle il nome da A3 ad A2 bastasse a renderla sicura e funzionale.
Chissà perché i politici, come gli economisti e i banchieri, sono convinti che per creare ricchezza e lavoro sia sufficiente nominarli o cambiare il nome delle cose. L’autostrada del sud rimane piena di ostacoli e restringimenti, a prescindere dal nuovo nome che le hanno assegnato. Noi però la percorriamo lo stesso, sorridendo. Abbiamo smesso di lamentarci. Preferiamo gustarci il paesaggio e puntare a obiettivi concreti.
E così ci spingiamo oltre la capitale, fino alla Toscana e all’Emilia, dove quasi 80 anni fa compagne e compagni nostri imbracciarono i fucili e salirono sulle montagne per liberarci dal nazifascismo. Anche noi abbiamo montagne, fiumare e gole che in alcuni momenti della storia hanno parlato di liberazione. Sono quelle dell’Aspromonte, dove prendiamo una parte dei prodotti della nostra terra, la Calabria. Dopo esserci assicurati che quei beni non siano prodotti sfruttando le donne e gli uomini che li producono, li distribuiamo nei Gruppi d’Acquisto Solidale del centro-nord.
Da un po’ di tempo ci succede una cosa strana: fatichiamo a distinguere il sud dal nord. Ci chiediamo il perché. Forse c’è un sud un po’ ovunque. Anzitutto in Africa e in Palestina, come in Ucraina, dove donne, uomini e bambini muoiono trucidati dalle guerre che sono la dannazione peggiore, il frutto mostruoso di questo sistema economico che aveva, ha e temiamo avrà ancora chissà per quanto ancora un nome e un cognome: capitalismo liberista. Ma con le dovute proporzioni c’è un sud anche nei luoghi in cui non ce lo saremmo mai aspettato. C’è un sud ovunque la natura sconquassata da questo sistema “di sviluppo” sta uscendo dagli argini, sta franando, smarrendo i propri equilibri, e così finisce per travolgere le vite di milioni di esseri umani.
C’è un sud, per esempio, a Campi Bisenzio, nella periferia di una delle città più prospere e avanzate d’Europa: Firenze. Qui l’acqua dei fiumi sommerge le esistenze. Qui centinaia di nostri compagne e compagni operai della GKN hanno perso il lavoro. Per noi è insolito dover accorrere in loro aiuto. Tante volte nella storia è accaduto il contrario: spesso sono stati loro a scendere in Calabria per sollevarci dal fango e aiutarci a liberarci dalla repressione che lo Stato ha sempre esercitato sulle popolazioni meridiane. Ecco perché stavolta il paniere di Equosud, oltre a essere colmo di dignità, è carico di rabbia ed energia solidale. A loro portiamo le nostre arance, offerte dai produttori e dalle produttrici che aderiscono al nostro consorzio ribelle. E distribuiamo anche altro. Per esempio, libri scritti da autori e autrici, compagne e compagni nostri, che seminano le coscienze con l’umiltà di chi semina la terra. Le arance sono un omaggio delle e dei calabresi alle popolazioni toscane colpite dalla recente alluvione. La vendita dei beni culturali e materiali servirà anche a sostenere le spese per mantenere in vita la nostra sede, nel cuore di Reggio Calabria, un luogo che di giorno in giorno si riempie di vita, intelligenze, sensibilità, produzioni solidali, beni materiali e culturali.
Siamo certi che nel nord-sud, o se preferite sud-nord (ma va bene anche centro) donne e uomini solidali accoglieranno il nostro furgone e ci daranno una mano. Abbiamo bisogno di loro, di voi, per ritrovare la strada.
Dicembre 2023, Calabrie,
Equosud Reggio Calabria

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