«Bisogna porre fine a questa barbarie!»

La notizia dell’arresto, da parte dei carabinieri, di un giovane artigiano cosentino trovato in possesso di 88 grammi di marijuana, ha scosso la mia sensibilità e quella di tutte le persone che conoscono il ragazzo. I fatto è inquietante, perché qualche anno fa la famiglia dell’arrestato era stata colpita dalla peggiore delle tragedie: la perdita di un altro figlio, scomparso in un incidente stradale. Nessuno vorrebbe essere nei panni di quella madre che ritrova sulla carta stampata i nominativi dei propri figli… in entrambi i casi per “fatti di cronaca”.
Intendo proporre a tutti una riflessione sul concetto di “cronaca” Una notizia, per essere tale, non deve avere un livello di incidenza elevato. Altrimenti, i giornali pubblicherebbero anche i verbali delle riunioni di condominio e le multe per divieto di sosta. È forse un fatto di cronaca l’arresto di una persona trovata in possesso di un quantificativo non eccezionale di droghe leggere? Nella fattispecie, il ragazzo non è uno spacciatore, né tantomeno è legato ad organizzazioni criminali. Come altri, tra milioni di persone in questo Paese (compresi molti redattori dei giornali e delle Tv), faceva uso (non importa se occasionale o abituale) di cannabis. Ogni giorno, nelle redazioni, registriamo casi analoghi: migliaia di persone conoscono l’umiliazione del carcere, perché maneggiano una sostanza che per la salute umana non è più dannosa di tanti altri prodotti smerciati legalmente.
Le rivendite di giornali sono imbottite di videocassette porno, che contribuiscono a deviare l’immaginario sessuale degli adolescenti (e non solo). I tabaccai vendono quintali di sigarette e i centri oncologici sono pieni di malati di cancro ai polmoni. I bar smistano milioni di litri di una droga terribile: l’alcol. Ma nessuno – per fortuna – va ad arrestare tabaccai, giornalai o baristi.
Spesso, gli articoli sui fatti legati al fenomeno della circolazione di hascisc e marijuana sono imprecisi e ricchi di imperfezioni. Ciò danneggia le persone sottoposte a fermo e ad arresto, le loro famiglie e la stessa onestà di chi scrive. Che tra giornalista ed investigatori si instauri un rapporto di scambio è un fatto scontato ed irreversibile (e spesso costringe il cronista a sottostare a piccoli ricatti morali) ma non è eticamente giusto che questo rapporto contribuisca a ledere i diritti fondamentali del cittadino. Bisognerebbe riservare spazi limitati o, se possibile, ignorare le notizie relative all’arresto e alla denuncia di persone accusate di spacciare, fumare o far circolare droghe leggere (l’occhio del cronista esperto riesce a distinguere il trafficante dal pusher occasionale dal semplice consumatore). Comunque, sarebbe più giusto limitarsi a pubblicare solo le iniziali ed eliminare dagli articoli i particolari che possono rivelarsi offensivi. Sarebbe un buon passo in avanti, in attesa che una legge degna di una società civile ponga fine a questa barbarie!
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 3 aprile 1999

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