La parola al popolo L.p.u.

Si allarga il versante dell’autorganizzazione nel mondo dei lavoratori di pubblica utilità. Fioriscono comitati spontanei formati da persone non rassegnate all’estinzione dei progetti (sancita dal governo centrale), decise a svincolarsi dal rapporto con le organizzazioni confederali. «Riusciremo ad ottenere di più – affermano gli autorganizzati –. Attraverso la mobilitazione dal basso abbiamo già raggiunto un risultato: la proroga di altri sei mesi per i progetti in scadenza. La convenzione firmata dall’assessore Tripodi dopo la manifestazione del 28 gennaio scorso, impegna la Regione a spendere 30 miliardi per il capitolo Lpu». Il movimento cresce. Non si contano i lavoratori che hanno detto addio a Cgil, Cisl e Uil.
Ieri mattina a Serra Spiga, in una sala per le assemblee gremita di giovani provenienti da numerosi centri della provincia, ha preso forma un calendario di iniziative pubbliche. Unico sindacalista presente: Paolo Tramonti della Cisl, che ha accolto il confronto con gli esponenti del coordinamento. Nel manifestare la sua preoccupazione per l’arroganza che caratterizza la maggior parte degli imprenditori presenti attualmente sul territorio, Tramonti ha riconosciuto gli enormi limiti di alcune risposte fornite dalle stesse organizzazioni confederali al fenomeno della disoccupazione. Dubbi sulla validità del patto territoriale. In esso hanno investito enti locali, amministratori e istituto di credito. Dallo Stato sono arrivate ampie manciate di miliardi: oltre 100. Denaro fresco, finito nelle casse delle imprese. Secondo le previsioni, gli incentivi avrebbero dovuto consentire la creazione di oltre mille posti di lavoro. «Ma ancora oggi – ha dichiarato Tramonti – il sindacato non conosce le effettive ricadute occupazionali del patto territoriale su Cosenza».
All’autocritica si sono aggregate voci di denuncia. Nelle parole di Rosalba, Lpu dell’area del Savuto, tutta l’indignazione esistente alla base della nascita del coordinamento: «La Cgil si è dimostrata assente nei nostri confronti. Pur trovandoci nelle condizioni di poter fare le società miste» che avrebbero garantito la prosecuzione dei progetti di pubblica utilità «abbiamo avuto la completa diserzione di un sindacato al quale avevano affidato tutte le speranze, non solo per rivendicare il diritto al lavoro, ma anche per costruire insieme il futuro migliore dei 104 giovani della Valle del Savuto».
Al tavolo della presidenza dell’assemblea, ieri sedeva un portavoce del movimento, Damiano Mirabelli. Migliaia di giovani in Calabria stanno perdendo le 800mila lire garantite dai progetti Lpu-Lsu. Pochi dubbi sulle responsabilità di questa situazione: «Sindacati assenti» e «complici degli Enti e del Bic Calabria. Sapevano sin dall’inizio –ha precisato Mirabelli – che noi saremmo dovuti tornare a casa. Perché allora prenderci in giro? E pensare che oltre ad abbandonare noi, hanno abbandonato anche la vastissima utenza dei servizi che per anni abbiamo fornito». Da qui si apre il ventaglio degli obiettivi: presentazione di un piano di lavoro che attivi direttamente la Regione; monitoraggio del territorio e progettazione di interventi calibrati sulla domanda; formazione nei settori dei servizi sociali e della protezione civile. In una frase: restituire dignità e un ruolo a migliaia di lavoratori che non possono essere privati di un reddito con la comoda ed assolutoria formula dell’autoimpresa.
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 15 febbraio 2000

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