In una casa pericolante per 250mila lire al mese

L’emergenza casa c’è, ma non si vede. È praticamente impossibile quantificare il numero delle famiglie che vivono in appartamenti inagibili. Stime non ufficiali riportano cifre da capogiro: nel perimetro dell’area urbana, da due a trecento nuclei familiari vivrebbero in situazioni a rischio di crollo o comunque in condizioni igieniche precarie. Da un momento all’altro la situazione potrebbe diventare incontrollabile. I casi più urgenti riguardano il centro storico, Via Rivocati e San Vito. Giovani coppie, immigrati, anziani e disoccupati si appellano all’Aterp e al Comune. Vogliono essere sistemati in abitazioni dignitose. Gli enti preposti non riescono a fronteggiare lo sciame di richieste. Decenni di malgoverno della “questione casa” hanno portato alla paralisi degli uffici. Nei quartieri degradati fioriscono comitati spontanei e liste autoprodotte che si battono per l’assegnazione immediata dell’alloggio popolare. In assenza di soluzioni concrete, e alla vigilia dell’appuntamento elettorale di aprile, le iniziative di lotta si moltiplicano. Molti “Robespierre” sono ispirati da logiche strumentali. Ma dietro la coltre di fumo, persistono comunque situazioni drammatiche.
Come la storia di Antonietta e Noradin. Lei sposata e separata, con due figli piccoli. Lui marocchino, immigrato e regolarizzato, con tanto di permesso di soggiorno. Entrambi disoccupati. Anche loro, come tanti altri, vivono costipati in una stanzetta. Mangiano e dormono nello spazio di nove metri quadrati. Il pavimento ha dato segni di cedimento. Pagano 250 mila lire al mese di affitto! Asl e Protezione civile hanno intimato al proprietario lo sgombero immediato dei locali e una ristrutturazione senza la quale l’appartamento è inabitabile. Da stasera in poi, Antonietta e Noradin sono sul marciapiede. E non per passeggiare, ma per viverci.
Perché è vero che Palazzo dei Bruzi garantisce un contributo affitto di 250mila lire al mese alle famiglie indigenti. Ma è anche indiscutibile che gli affittacamere disposti a trattare con inquilini sostenuti economicamente dal Comune sono rarissimi. Ciò che alimenta la diffidenza nei confronti delle casse municipali, è soprattutto la tempistica. L’erogazione dei contributi comporta, infatti, il rispetto di passaggi burocratici lunghi e complessi, subordinati a procedure farraginose e comunque legati a questioni di bilancio. E così, Antonietta e Noradin si trovano nella paradossale condizione di chi non ha trovato porte chiuse nella sua richiesta di aiuto, ma è rimasto con un pugno di mosche in mano e un macigno sulla testa. Il macigno è rappresentato dalla difficoltà di progettare la propria esistenza e assicurare serenità a due bambini che da un paio di settimane non frequentano nemmeno più la scuola, a causa del disagio in cui vivono.
Quanti Antonietta e Noradin esistono per le strade di Cosenza? Nel tentativo di rispondere pubblicamente a questa domanda, i comitati spontanei hanno promosso, per venerdì prossimo, dalle 17 alle 19, una manifestazione a Palazzo degli Uffici. Indosseranno le tute bianche per denunciare il proprio stato di invisibili. Tre gli obiettivi dell’iniziativa: «L’annullamento della graduatoria dell’85 e la preparazione entro sei mesi di una nuova graduatoria che rispetti i requisiti in possesso oggi; la convocazione di un consiglio comunale aperto ai cittadini sul problema abitativo a Cosenza; un piano straordinario per tutte le situazioni di inabilità». L’emergenza casa si impone al centro del dibattito cittadino. Sinora, la grande assente è stata la cosiddetta opinione pubblica.
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 8 marzo 2000

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