Si cci cridimu ci’a putimu fa’

La città finisce sulle cronache nazionali per due brutte storie. Conquista le prime pagine la procura di Cosenza che riscopre l’acqua calda: l’ennesima truffa alla legge 488. Se ne era già parlato in una puntata della trasmissione Report, in tante assemblee pubbliche e in una commissione parlamentare antimafia. Nel filone d’inchiesta propagandato pochi giorni fa, l’accusa ipotizza che commercialisti, funzionari di banca e consulenti finanziari si siano accordati per frodare fondi pubblici, attraverso un meccanismo di fatturazioni gonfiate. Rimane sospesa la domanda che ormai ogni settimana poniamo dal ripetitore di questa radio: è possibile che questi “signori” siano riusciti a ottenere tanti milioni di euro per i propri clienti, senza avere un minimo di contatto con i livelli politici?
C’è poi un altro episodio di cronaca che merita una riflessione profonda: la vicenda della donna rumena violentata da due migranti.
La signora è stata sequestrata in piazza Autolinee in presenza di tanti testimoni che sono rimasti impassibili davanti alle sue richieste d’aiuto. È grave che questo fatto sia accaduto… soprattutto in una città come Cosenza. Si pensava che l’indifferenza e l’ignavia abitassero in prevalenza nelle città del nord. E invece, a quanto pare, no! In termini sociali, ancora più inquietante è l’epilogo della tragedia. Quando si è saputo che due uomini, un Rumeno e un Marocchino, erano ricercati per stupro, in tanti hanno tenuto che la vittima fosse una donna italiana. Ma appena si è capito che la violenza è stata perpetrata ai danni di una cittadina straniera, molti Cosentini hanno tirato un sospiro di sollievo. Come dire: “Finchè la questione rimane tra immigrati…”.
Viene allora spontaneo esclamare: facciamo schifo! Facciamo quasi più schifo noi, che quelli che stuprano. Il “quasi” è d’obbligo, perché la violenza sessuale è l’unico delitto realmente ingiustificabile e incomprensibile. Però nemmeno l’ignavia si riesce a comprendere, specialmente se si diffonde in una città bella, colta e ospitale come la nostra.
Su questi temi dovrebbe tornare a interrogarsi il mondo dell’associazionismo locale. Bisognerebbe ragionare su come si può incidere nella realtà, Come resistere alla normalizzazione di una città che ci è sempre apparsa diversa da molte altre?
Alcuni episodi recenti dimostrano che è possibile cambiare le cose.
Qualche esempio? È bastata la pressione popolare per ottenere la parziale modifica del piano di dimensionamento scolastico  che all’inizio era stato disegnato dall’alto e in contrasto con i bisogni dei bambini che frequentano la scuola “Falcone”. Se ne discuterà mercoledì in commissione regionale. Ci sono serie possibilità che il Comune faccia dietro front.
E ancora: la mobilitazione dei comitati a difesa del territorio, martedì scorso, ha portato il consiglio comunale a bocciare la proposta di costruire un inceneritore di rifiuti in città.
Infine, è significativo che l’11 marzo si svolgerà un consiglio circoscrizionale aperto che discuterà sullo sciagurato progetto – targato PD – di piantare un centro commerciale a piazza Fera/Bilotti.
Insomma, si cci cridimu, ci’a pitumu fa’. Però ci’ami crida!
Claudio Dionesalvi
Appunti di Sopravvivenza, 2 marzo 2009
nota del lunedì
Radio Ciroma 105,700
www.ciroma.org

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