Come faremo senza di loro?

E adesso come faremo senza di loro? Come trascorreranno le giornate in questa città sempre più spenta, senza la campagna elettorale? Per un po’ di tempo, non troveremo tonnellate di “santini” nella cassetta della posta. Nessuno ci infilerà nel tergicristalli il fac-simile della scheda per votare. Spariranno gli allegri manifesti che ricoprivano, senza ritegno, i muri di scuole ed altri edifici pubblici. Non ci saranno fumosi gruppi elettrogeni e chiassosi camion ambulanti con quei simpatici faccioni sotto le nostre finestre. I mezzi speciali per asfaltare le strade non ricopriranno più di bitume le odiose buche che torneranno a tormentare le ruote delle nostre macchine. Sul telefonino non arriveranno accorati messaggi che ci invitano a preferire questo o quel candidato. Le strade si svuoteranno dai grandi oratori che ci vogliono comunicare le loro sovraumane capacità di risolvere i problemi, creare “lavooooro”, state al fianco dei più “debboli”, portare “il nùovo”, aiutare i “giuovani”, eliminare la “vecchia politika”. Soprattutto ci mancherà quella loro formidabile capacità di farci credere che questo o quel candidato è nostro “amiiiico”. Perché ci basta che sia Lui, proprio Lui in persona a telefonarci, e noi abbiamo l’illusione di essere al centro del mondo. Gli hotel si svuoteranno di tante gommose signorine in tenuta da hostess e l’esercito di panciuti padri di famiglia non parteciperà ad appassionanti conferenze. Sì, i padri di famiglia, quelli che con il loro sudore hanno costruito questa meravigliosa “Calabbbria” e che… “faccio la campagna elettorale per quell’amico. U’ fazzu sulu pe’ figliuma, ch’è senza lavuru”. Sono quei simpaticissimi signori con il borsello sotto braccio e la sigaretta conficcata all’incrocio delle labbra, che ti fermano per strada e ti chiedono: “a chini pùarti tu?”. Ti basta avere un pizzico di esitazione e loro ti fanno scivolare il “santino” nel taschino: “fallu pe’ figliuma”. Dietro quell’incessante richiesta d’aiuto, intravedi famiglie numerose, cugini, nonne, cognati, interi alberi genealogici pronti a piazzare la fatidica “X” sulla scheda pur di sistemare il parente in difficoltà, quel povero figliuolo che non possiede neanche un centesimo in tasca per le sigarette e il telefonino. Infine, uno dei dibattiti di cui avvertiremo la mancanza, riguarda una questione che si agita nelle coscienze più attente: “la sinistra è Rifondazione, oppure Vendola?”…
Una cosa è certa: oggi, come nelle ultime settimane, a quanti insistono per avere una risposta alla domanda: “Da che parte state?”, continueremo a rispondere: “Sulla riva sinistra del Crati, nel campo rom. In mezzo a loro, almeno, nessuno mai verrà a chiederci il voto”.
Claudio Dionesalvi
Cosenza Sport, 8 giugno 2009

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