Lo spettro della prima repubblica

A Porto Palo, nell’estremo sud della Sicilia, c’è il mercato ittico. È un grosso capannone maleodorante, che ospita la “Borsa del pesce”. Ogni mattina, ristoratori, turisti e casalinghe, lo invadono. Sgomitano, sbuffano, si accalcano per vedere cos’è rimasto intrappolato nelle reti dei pescatori. Questi, con gli occhi assonnati, scaricano il pesce in alcuni robusti contenitori, urlando a squarciagola i prezzi, che sono variabili. Spesso, gli acquirenti litigano: «Quella cassetta è mia», «No, l’ho vista prima io». Ogni tanto i pescatori furbi espongono roba congelata. A quel punto, il mormorio diventa protesta, delusione, imprecazione. Forse il paragone con la prima seduta del consiglio provinciale è un po’ forte. Il lettore malizioso penserà: «Si rischia di offendere operatori e clienti della Borsa del pesce di Porto Palo». Ma almeno per quanto riguarda il comportamento del “pubblico”, la metafora è calzante. Quando, in un’afosa serata di luglio, il presidente della Provincia, Antonio Acri – l’unico estraneo alla metafora del mercato ittico – ha terminato la pubblica lettura dei nomi degli assessori, nella sala consiliare si è scatenata una “ciroma” (Intenso brusio…gente che si azzuffa e discute animosamente – Ndr).
I più scalmanati erano gli esponenti del mondo “politico” locale. Ma sul termine “politica” bisognerebbe riflettere. Un tempo significava “costruzione della città e del bene comune”. La caccia agli assessorati provinciali e i duelli esistenti all’interno di quasi tutte le forze di maggioranza, dimostrano che il modello “Prima Repubblica” prevale ancora sul tanto sbandierato “nuovismo”. Vuote le sedi dei partiti, deserti i convegni, abbandonate le piazze. Affollate sì le tribune pre-elettorali, ma solo per accalappiare voti e piaceri: questo è lo scenario della partecipazione pubblica alla costruzione della società cosentina. E anche quando si sente dire: «Stop alle polemiche. Torniamo a fare politica», in realtà il riferimento è ai numeri, alle strategie, ad alleanze e ripicche. Nessun “politico” interviene sulle questioni vitali: la paralisi dell’autostrada, l’inquinamento del Tirreno ridotto ad una fogna, il lavoro nero, la mancanza di reddito e prospettive, i secolari interessi delle bande malavitose. Sono soltanto parole, da sciorinare nei comizi, per tenere la bocca piena e le mani impegnate… come quei pescatori di Porto Palo.
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 11 agosto 1999

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