Gergeri, sgombero nella neve

Ore 6,30, ottanta famiglie rom traslocano dal rione Gergeri al villaggio costruito nel quartiere San Vito. Nevica e nessuno gioisce. Anzi, imprecano tutti. Sbuffano i lavoratori delle cooperative sociali, costretti a sudare sette camicie in un’atmosfera da bianco Natale. Dall’alba, si lavora come dannati. Fa freddo. I vigili urbani battono i denti. Gli stessi rom non vedono l’ora che lo sgombero cominci e finisca.
La gente ha passato la notte fiduciosa, in attesa dell’arrivo dei camion messi a disposizione dal Comune per il trasloco. Solo le famiglie di recente formazione avvertono l’ansia del trasferimento. Alcune, non troveranno posto nel primo blocco di assegnazioni. A Gergeri si viveva uniti, ma in piena autonomia. Come è naturale che avvenga, una volta sposati, i più giovani avevano costruito una casa. Magari abusiva, ma era pur sempre una casa. Un luogo in cui vivere separati dalle famiglie d’origine. A San Vito, invece, in un numero limitato di casi, generazioni diverse si trovano già da ieri sera a dover coesistere. Sotto lo stesso tetto. Con i disagi che ne conseguono. E con le inevitabili proteste, che nel corso della giornata si fanno sentire a più riprese.
Quando appaiono i primi fiocchi, tutti sperano in un rinvio delle grandi manovre. È evidente che la nevicata rende il lavoro più difficile. Quasi proibitivo. Ma gli ordini arrivano dall’alto: Procedere ed abbattere. I camion sfilano sull’argine del fiume, seguiti dalle ruspe. Le prime case saranno demolite all’imbrunire. Lavorio fino a tarda notte.
Le radioline della polizia municipale impazziscono. Piovono chiamate e segnalazioni. Le forze si concentrano soprattutto a Gergeri e il traffico nel resto della città va in tilt. I cosentini non sono abituati alla neve.
Si intravede l’assessore Piperno. Le sopracciglia rintanate sotto un copricapo enorme, lo fanno sembrare un cosacco. È l’unico che tenta di sdrammatizzare. A dirigere l’operazione è il vicesindaco Crea, accompagnato da una squadra di tecnici e dirigenti comunali. Nel quartiere stazionano camionette della celere ed un paio di militanti del Prc. Tutto tranquillo, comunque. Solo qualche protesta per l’evidente stato di generale disagio. I camion sono scoperti, mancano i teloni, che arrivano con un paio d’ore di ritardo, e finalmente i mobili possono essere caricati. Intanto, i mezzi pesanti stentano a superare la salita del villaggio di San Vito, dove si allestisce una tenda e si preparano gli elenchi degli assegnatari. Anche qui, non è facile trovare il bandolo della matassa.
Nel pomeriggio l’amministrazione annuncia che “a causa delle condizioni climatiche, non sarà possibile trasferire entro oggi tutti i residenti della baraccopoli di Gergeri nei nuovi villaggi”. Spera, comunque di “riuscire a sistemare un terzo degli aventi diritto”. L’ufficio stampa fa sapere che è stato “disposto un servizio di ristoro sia a Gergeri che a via degli Stadi per fornire bevande calde e colazioni”.
Il trasloco procede. Un paio di seminterrati del nuovo villaggio sono stati invasi dall’acqua. E le macchine sembrano scatolette stracariche di gente infreddolita. C’è chi vorrebbe rifiutare il nuovo alloggio. Ma la maggior parte non vede l’ora di sistemarsi. A circa cinquant’anni dal suo insediamento, una comunità nomade riprova, anche se per un solo giorno, la sensazione di trovarsi allo scoperto, sotto un cielo carico di neve. È una pagina di storia per Cosenza e per i rom. Riusciranno a collocarsi nel nuovo paesaggio?
Claudio Dionesalvi
Il Quotidiano, 15 dicembre 2001

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