L’addio dei rom al rione Gergeri

Arde il focolare nelle case dei rom. È uno degli ultimi fuochi. I caminetti del villaggio di San Vito saranno più simmetrici, ma meno accoglienti. Le famiglie del rione Gergeri si preparano al grande esodo. Sarà una giornata storica. Domani il cordone ombelicale con il Crati si spezzerà. Decenni di storia comunitaria confluiranno per sempre nel letto di un fiume che serba misteri e leggende. I lavori nel quartiere San Vito sono terminati. Il regalo di Natale è infiocchettato: le nuove case aspettano solo di essere abitate e l’amministrazione comunale ha fretta di regolarizzare le posizioni delle circa 80 famiglie, che nella prossima settimana saranno trasferite sulle colline che guardano lo stadio.
“Noi zingari”, sussurrano i vecchi del quartiere. Lo dicono con grande orgoglio, senza lasciarsi incupire dai pregiudizi che nel corso del tempo hanno avvolto i loro grandi occhi a mandorla. C’è malinconia tra gli anziani. Un sentimento che contrasta con l’entusiasmo dei più giovani. Finalmente una casa degna di questo nome. Lontani dall’amianto e dai topi. Solo l’umidità accompagnerà i rom nel loro breve viaggio. Il nuovo villaggio è coricato su una collinetta impregnata d’acqua. Ma nella vita non si può avere tutto. E la variante al piano regolatore parla chiaro. Alle spalle di Serra Spiga: caserme ed abitazioni popolari. Agli zingari è stato assegnato questo pezzo di terreno. I nuclei familiari meno numerosi, circa una trentina, troveranno posto nelle palazzine dietro le “case di cartone” della vicina contrada Molara. I restanti 40 si sistemeranno nel villaggio fresco fresco di stampa. Restano, tuttavia, problemi di non poco conto da risolvere. Se ne è accorto anche l’assessore Piperno, che venerdì scorso ha fatto un sopralluogo a Gergeri. Tre o quattro famiglie sono già assegnatarie di abitazioni popolari, che pare abbiano ceduto in passato. E quindi rischiano di essere estromesse dal blocco delle nuove assegnazioni. Casi isolati, che però hanno contribuito a diffondere il luogo comune, tra i cosentini, secondo il quale “gli zingari le case le hanno avute, ma se le sono vendute”. Basta poco per alimentare i pregiudizi.
Il censimento effettuato all’inizio dei lavori a San Vito, registrava un centinaio di famiglie. Che ovviamente si sono moltiplicate. Per evitare di ritrovarsi in una situazione alterata rispetto alle cifre iniziali, l’ufficio competente ha congelato i cambi di residenza, provvedendo ad accorpare vecchi e nuovi nuclei. Basterà ad accontentare tutti?
Per adesso, restano fuori dal nuovo insediamento i circa trenta cavalli dei rom. Piperno è sempre stato sensibile ai problemi degli animali. E sta studiando un piano per sistemare anche loro. Inoltre, per evitare nuove tensioni nel rione, durante lo sgombero dei prossimi giorni le forze dell’ordine si manterranno a debita distanza. Camion e lambrette faranno la spola. È previsto un trasloco scaglionato. Ma le macchine sono già cariche di scatoloni, coperte e pentole che testimoniano il clima di grande attesa. Restano, invece, vuote le auto sull’altra sponda del fiume. Per le famiglie di via Reggio Calabria, si dovrà attendere la risoluzione del contenzioso sulla costruzione del villaggio di Casali. La recente sentenza del Tar ha paralizzato l’esecuzione dei progetti. È solo scontro istituzionale?
Lo spettro del razzismo è dietro l’angolo. Per una ragazza cresciuta a Gergeri, le sbarre che alcuni abitanti di San Vito hanno piantato alle finestre sono l’eco di una discriminazione già vissuta sulla propria pelle. Pochi temono “l’arrivo degli zingari”. Ma quell’atteggiamento, pur essendo minoritario, rimane offensivo. “Sei zingara? Non posso concederti il fido bancario”, afferma il direttore dell’istituto di credito alla giovane rom che vuole aprire un’attività commerciale. “Mi dispiace, il vostro cognome mi impedisce di affittarvi l’appartamento”, si sentono dire gli sposini rom che cercano casa nel centro di Cosenza. Non avranno freni, invece, i costruttori che apriranno cantieri a Gergeri dopo lo sgombero. Le vecchie baracche cederanno il posto all’edilizia residenziale, oppure ai “centri direzionali”. Affari per decine di miliardi.
Claudio Dionesalvi
Il Quotidiano, 9 dicembre 2001

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