Ecco chi erano gli Accattatis

Non sempre i convegni restano lettera morta. Grazie all’amministrazione comunale di Bianchi, vedono la luce gli atti di un importante seminario di studi su due “illustri intellettuali e operatori di cultura: Luigi e Elvio Luigi Accattatis”, promosso in occasione dell’apertura del Museo delle Pergamene, inaugurato nel dicembre del 2003.
L’ennesima ricerca intrapresa da uno studioso cosentino instancabile, l’accademico Michele Chiodo, storicizza la parabola di una delle famiglie calabresi più centrali nella ricostruzione delle vicende degli ultimi secoli. Il lavoro, pubblicato da Edizioni Orizzonti Meridionali, è incorniciato dalla relazione della professoressa Alba Maria Carbone, che affronta specificamente il tema delle radici degli Accattatis: “Risulta che nell’araldica di Firenze la famiglia Accattatis originaria della Spagna si trasferì in Italia nel 1400 (con il titolo di Principe)”. Aprono e chiudono il saggio gli interventi di due amministratori che hanno scelto di valorizzare questi studi, Aurelio Rocca e Francesco Villella.
Con inconfondibile stile discorsivo, sempre più prezioso nel tortuoso terreno della saggistica, Michele Chiodo trasforma le vicende di una nobile e potente casata in una ricognizione sulla storia di Bianchi e del restante territorio ai piedi della Sila. Gli Accattatis divengono perno e pretesto per un’indagine socioculturale nei secoli, in una zona che ha avuto un ruolo politico rilevante dall’inizio della dominazione spagnola al risorgimento.
“Ero allora trentenne e di bollenti spiriti: avevo cospirato per l’unità italiana… e avevo seguito con fede e con entusiasmo l’epopea garibaldina”, scrive Luigi Accattatis confrontandosi con il proprio passato. Alla passione del patriota si unisce la stoffa dell’intellettuale. Ne sono testimonianze opere come le “Biografie degli uomini illustri delle Calabrie” e “Il vocabolario del dialetto calabrese”. Nelle Biografie, Chiodo vede un’anticipazione dell’orizzonte crociano; mentre il dizionario calabro avrebbe ispirato gli studi di Gerhard Rohlfs.
La carrellata non manca di riferimenti alle opere minori ed all’attività giornalistica. Emerge la forte attrazione che Accattatis provò per le cronache dirette.
Il saggio si chiude con interessanti paragrafi dedicati ai personaggi di Bianchi, valorizzati da Luigi Accattatis, i suoi congiunti e l’impegno per l’accademia cosentina e la biblioteca. Chiodo appende un nuovo eloquente quadro nella rassegna della storia locale.
Claudio Dionesalvi
Il Quotidiano, 14 ottobre 2005

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