Lo slancio vitale verso l’altro

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Ha scelto una comunità di recupero, la “Saman”, per cantare versi teneri e svelarsi poeta. Salvatore Giuppa, operatore sociale proveniente dal Salento ma calabrese d’adozione, è autore di una breve raccolta di componimenti presentata poche settimana fa nella Sibaritide. Il volume è pubblicato da Montedit e reca la prefazione di Massimo Barile.
Con una scrittura delicata, quasi adolescenziale, Giuppa ritaglia immagini sontuose in un disegno esistenziale carico di grigiore. I temi sono quelli cari al novecento, votati alla modificazione della coscienza di fronte alle sofferenze di un vivere malinconico. Il titolo, “Colori dell’anima”, è presagio di una volontà di sviscerarsi ed allo stesso tempo anticipa lo slancio verso l’Altro: “… e l’impossibile prende forma, e senza voce urla la mia voglia di esistere, e non torna più il treno della storia, ma rimane il tuo sorriso / e lo vedo dappertutto, e finalmente respiro / questo sogno di pane”.
Ed è proprio nella voglia di “respirare” l’essenza dell’animo altrui che si manifesta il rapporto con la strada. Tutta la poesia di Giuppa trasuda una sequenza di incontri con i cosiddetti “ultimi”, gli invisibili che tanta letteratura ha cercato di immortalare. La sensazione che se ne ricava è di sospensione del tempo, presenza rarefatta, meditazione: “…sarò magico io, con te, strada antica, che mai ti sei rifiutata / a passare di sotto…”.
Nella ricerca di un equilibrio, la scrittura recupera la funzione di sollievo per le cicatrici interiori. Ogni pulsione vitale, qualsiasi anelito di speranza, trova conforto nella spinta a tradurre sentimenti e passioni in un verso, una frase.
Ed alla fine il piccolo prodigio si compie: “È germogliato il mio sì / come rosa ruggente, si è spezzata la catena della solitudine…”.
Claudio Dionesalvi
Il Quotidiano, 26 novembre 2005

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