Mafia e scuola. In memoria di Giuseppe Valarioti

Peppe Valarioti era un insegnante, faceva supplenze tra Rosarno, Palmi e Galatro. Dava anche ripetizioni agli studenti che glielo chiedessero. Parlava loro di lettere, storia e filosofia. Metteva a confronto il pensiero di Aristotele e quello di Platone, il bene comune e il bene privato, la questione morale.
La scuola è tra i presìdi più importanti per educare i ragazzi al rispetto della convivenza civile e democratica. Ma quali linguaggi bisogna usare con gli alunni per essere efficaci e fare capire loro che “la mafia è una montagna di merda” e non cadere negli stereotipi dei boss “uomini d’onore”?
Vi proponiamo questa riflessione di Claudio Dionesalvi, insegnante in una scuola media di Lauropoli, provincia di Cosenza.
“Dobbiamo ricordare che, nelle classi dove lavoriamo, non ci sono solo i figli della borghesia, già sensibilizzati a messaggi antimafia, ma anche ragazzi provenienti da famiglie e contesti sociali complicati. Per loro l’antimafia spesso è lo Stato che entra in casa loro di notte per arrestare i loro parenti. Come facciamo a rivolgerci anche a loro e fargli capire che allontanarsi dalla mafia conviene?”.
Dobbiamo far capire ai nostri studenti – ribadisce il prof Dionesalvi – che anche per loro è possibile non piegarsi a un destino, forse già scritto per alcuni, nella malavita, e scegliere di emanciparsi. Solo così possiamo provare a onorare l’impegno di persone come Valarioti.
#NOINONCIPIEGHEREMO
#peppevalarioti #senonlofacciamonoi #giovannilosardo #calabria #1980 #pci #stopndrangheta
Archivio Stopndrangheta

No Comments Yet.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *