La povertà non abita a Lago

I LAGHITANI, questa storia, proprio non riescono a mandarla giù. La recente pubblicazione del rapporto Formez sul comprensorio del Savuto, ha suscitato nel paese un coro di reazioni. Lago sarebbe, infatti, uno dei centri più poveri della Calabria, con 4 milioni e 953mila lire pro capite. Ma quasi nessuno è d’accordo, E in effetti, a giudicare dal tenore di vita dei suoi abitanti, l’esito della ricerca sembra poco verosimile.
Macchine di media e grossa cilindrata, tutti i ragazzini motorizzati, un grosso supermercato, quattro minimarket, un panificio che sposta prodotti tipici in tutta Italia, un grosso agriturismo, cinque imprese boschive, cinque pizzerie, due distributori automatici di sigarette, un’ottima biblioteca, un cineteatro e un birreria di stile anglosassone, il Black Barty, che come numero di frequentatori serali non ha nulla da invidiare ai pub cosentini. Tutto questo in un paesino di soli tremila abitanti. Francamente, è difficile credere che la povertà abiti qui. Certo, il dato sulla disoccupazione non è differente dal restante territorio. Ma è ovvio che non tiene conto delle attività sommerse, né della ricchezza sociale. Altrimenti, a volerlo prendere alla lettera, per sopravvivere i laghitani dovrebbero ricorrere al cannibalismo, come del resto gli abitanti di qualunque altro centro della Calabria. In paese, tutti storcono il muso con una smorfia quando sentono parlare dello studio elaborato dal Formez. Padre Alfonso ha un’agenda piena di impegni, degna di un manager. Non appare assolutamente come il prete di una comunità di disperati. Al contrario, annuncia che lui alle domande dei cronisti risponde via internet. Ed a proposito, di ritratti e paesaggi fiorenti, la villa del parlamentare Caruso, in periferia, fa da contrappeso ad un antico simbolo di dignitoso benessere: l’ex convento degli agostiniani scalzi, abitato dalla storica famiglia dei Mazzotti. Altro che povertà!
Il primo a stigmatizzare la presunta indigenza è il sindaco, Giocondo Muto. Numeri alla mano, spiega nei dettagli che la sua amministrazione non è di quelle che dormono. Anzi, su Lago sta per essere spalmata una marmellata di progetti. È in fase di appalto il ripristino della rete idrica: un miliardo. Un altro miliardo e trecento per il consolidamento di un costone roccioso a ridosso del centro storico. Quattrocento milioni, infine, serviranno a riqualificare le chiese. Sono dettagli da trasmettere al più presto agli economisti dell’università della Calabria, che nello stilare le graduatorie si attengono molto agli indici di dinamismo produttivo. Lo spiega bene anche l’uomo della strada, che come tutti i laghitani accoglie il forestiero con un pizzico di diffidenza, ma poi ti trasmette un’ospitalità ineguagliabile. Racconta una storia intensa ed intrisa di nostalgia. C’era una volta Lago abitata da settemila anime. “Oggi siamo meno della metà”. Ma spopolamento non significa necessariamente depauperamento. Una comunità è anche memoria attualizzata. Come dimenticare che il paese è stato a lungo centro di produzione teatrale, fucina di artisti?
A Lago arrivavano dai quattro angoli del Mezzogiorno per acquistare gli attrezzi agricoli ed i mobili in legno lavorato. I viandanti restavano ipnotizzati dalle immagini sacre, create dal maestro Antonio Spina. Artigianato dello spirito e della gola: la tradizione del gelato è molto radicata. Riecheggiano ancora i sapori dei sorbetti di “Milio ‘e Bellina” e la specialità di Cherubini: il cono palla.
Cosa rimane di tutto ciò? Il prestigio ed il ricordo, ma anche la spinta propulsiva. Originari di Lago sono il pittore Italo Scanga ed il primo astronauta italiano Runco.
Il signor Marano, invece, vorrebbe attivare un mulino. Ma non trova spazio. È frenato dal “dramma della variante”. Uno dei momenti di crisi, infatti, si è verificato dopo gli anni ottanta, con gli effetti dell’abusivismo edilizio. Il problema si è trascinato fino al presente. Non c’è una variante al piano regolatore, perché quella elaborata dalla passata Giunta è stata bocciata dalla Regione. Muto sta lavorando intensamente per dotare il paese di questo importante strumento amministrativo. Ci vorrà ancora un po’ di tempo. Prima, si potrebbe affrontare un’altra emergenza, quella dell’alto tasso di mortalità da tumori. Qualcuno è convinto che il problema sia sottoterra. C’è chi azzarda l’intervento delle ecomafie, che avrebbero potuto utilizzare i boschi vicini come discariche.
Si vedrà. Per il momento Lago può godersi il suo clima di mezza collina e la vivibilità della sua ridente natura mediterranea. Una ricchezza inestimabile, che nessuna povertà statistica potrebbe mai oscurare.
Claudio Dionesalvi
Il Quotidiano, 30 marzo 2002

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