Il racconto del quartiere nella vita del barbiere

(1954 – ‘A sagliuta i’ Pagliaro)

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TANTI AUGURI ZIO PIE’
Era un altro luogo, 50 anni fa, quello in cui crebbe Pietro. La salita di Pagliaro, all’incastro di via Miceli e corso Mazzini, abbandonava la sua funzione primigenia di varco d’accesso a nord di Cosenza, per essere inglobata nel restante panorama urbano e farsi quartiere centrale di una città sempre più spalmata a valle. Pietro Nudo si trasferì qui insieme alla famiglia proveniente dalla Presila. Il padre Francesco, comunista e mastro muratore vecchio stampo, lo ha educato sin da piccolissimo alla cultura del lavoro. E lui ha scelto la via dell’apprendistato. I suoi ricordi d’infanzia lo legano ai compagni di giochi che abitavano nel palazzo Mazza, un tempo abitato oltre che da normalissime famiglie anche da personaggi pittoreschi. Oggi l’edificio è abbandonato, chiuso da un paio di decenni. Nell’ultimo quarto del novecento palpitava di vita. E testimoniava una caratteristica rimasta inalterata nel tempo: i vicoli del corso principale della città e le vie parallele sono abitati da una composizione sociale complessa, interclassista. Il recente arrivo dei migranti comincia a renderne meticcia l’atmosfera. In un quartiere disseminato soprattutto di uffici, attraversato da un passeggio evasivo, vissuto in prevalenza da persone anziane, i nuovi residenti potrebbero iniettare nuova vita sociale. Sia in passato che nel tempo presente, alla borghesia dei professionisti si mescola tanto sottoproletariato. Pietro ricorda le partite a pallone nel cortile del palazzo oggi vuoto, le scazzottate tra compagni di giochi che si risolvevano quasi sempre in strette di mano, i malandrini dall’aspetto truce dei primi anni ottanta, il rombo perenne del traffico automobilistico che non aveva ancora lasciato spazio all’isola pedonale. Di quei luoghi era, ed è rimasto, cittadino, serbatoio di memoria orale, catalizzatore di discussioni sull’attualità che le cronache ci offrono. Discussioni sincere, prive di doppi fini, che soltanto in un salone da figaro si possono sprigionare. Nonostante l’età non avanzata, Pietro oggi è uno dei barbieri più antichi della città. In questo mese compie quarantacinque anni di onesto mestiere. Quella saracinesca sempre aperta gli ha consentito di gestire un’attività con pregio e qualità, anche quando la vita lo ha portato a fare da padre e madre dei propri figli, dopo la tragedia della prematura scomparsa di Patrizia, la meravigliosa moglie e compagna della sua vita. Oggi il salone continua a riempirsi di un’umanità variegata, impronta costante del quartiere che fu. E tra i clienti più assidui si affaccia spesso uno dei suoi migliori amici: lo stupefacente monaco missionario Padre Fedele Bisceglia di cui Pietro è stato consigliere e sostegno anche nei momenti più difficili. Tanti auguri zio Pie’: 45°, fine primo tempo. Con l’augurio che come minimo tu possa arrivare ai supplementari.
Claudio Dionesalvi

“Infonight”, marzo 2018

 

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