Il disagio si combatte con un gioco

DUE delle 23 cooperative dipendenti dal Comune, maneggiano materiale umano. Ludoteche “Il mondo di Oz” e Biblioteca dei Ragazzi vivono la vigilia delle elezioni senza apparente patema d’animo. Circa venti i dipendenti delle due strutture. Una cooperativa di dodici donne anima le ludoteche di via Popilia e Serra Spiga. “Interzona” gestisce la biblioteca giovanile di Piazza dei Bruzi. Rispetto alle tute arancioni della manutenzione urbana, l’ambiente lavorativo è decisamente diverso. Ma non lo è l’estrazione sociale di operatori ed utenti.
Biblioteca e ludoteche sono tanti quadri della città povera di reddito e ricca di umanità creativa. Schegge di una Cosenza mediterranea e popolare, che si mantiene viva e quasi trasparente. Ogni pomeriggio, uno sciame multicolore di bambini le attraversa. Bombardano gli operatori con un ventaglio ampio di sollecitazioni. Si va dal recupero nello studio al materiale per una ricerca scolastica, da una navigazione in internet ai consigli per uscire da qualche situazione imbarazzante.
E poi una robusta dose di gioco. Tutti vorrebbero giocare, sia i più fortunati che una famiglia alle spalle ce l’hanno, sia quelli scalognati e costretti a vivere in bilico. Alla fine, ridiventano bambini pure gli operatori, contaminati da quello che doveva essere un semplice lavoro e si è trasformato in una missione.
Mimma, 28 anni, trapiantata dall’entroterra calabrese a Cosenza dopo il rituale bagno universitario ad Arcavacata, recupera le ragioni della praticità. Parla con grande entusiasmo del suo lavoro: «Un’esperienza faticosa e bellissima». E soprattutto “precaria” sul piano della certezza del reddito.
Monica, 31 anni, è l’addetta stampa di “Oz” e pone il problema dell’inserimento sociale degli adolescenti che frequentano la struttura. «Noi puntiamo ad essere veicolo di questo ingresso nel mondo lavorativo. Per esempio, attraverso l’artigianato e mille altre attività. Gli effetti della nostra azione sono già visibili, ma cresceranno nel tempo». È di pochi giorni fa la notizia che le ludoteche hanno stipulato una convenzione con la Provincia. Senza progettazione una cooperativa non respira. La signora Italia Fiorito, punto di riferimento umano e professionale per le colleghe, è orgogliosa del frutto dei “semi piantati” a Serra Spiga: «Tutta la città ha assunto dentro di sé questo servizio».
Nella Biblioteca, invece, è Beniamino Gaudio a dettare i tempi. Osserva i movimenti della giovane utenza con fanciullesco stupore. Poi smentisce in due battute i luoghi comuni che aleggiano sulla nuova generazione. «Oggi l’aggressività tra i ragazzi è un fatto diffuso e trasversale». Come dire: i quartieri “a rischio” non esistono. Non è più una singola classe sociale, o una particolare zona della città, a sprigionare episodi criminosi. E l’unico efficace strumento per contrastare il vuoto d’identità è la sua cultura. Non quella bacchettona ed accademica. Il cineforum non basta più, e nemmeno il centro di aggregazione tradizionale. Sono necessarie proposte che stuzzichino la partecipazione  corporea, materiale, creativa. E il servizio “deve essere gratuito”, com’è stato sinora”. Poche città in Italia rispettano questo requisito. « È un vero peccato che si pensi di affrontare il problema della devianza giovanile, imbottendo le strade di polizia. Realizzare tante biblioteche e ludoteche non sarebbe l’unica soluzione, ma di sicuro un buon passo in avanti». Ma quali e quante amministrazioni locali vogliono investire nella cooperazione e nei servizi? E quante sono disposte a farlo in forma continuativa?
Claudio Dionesalvi
Il Quotidiano, 21 febbraio 2002

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