Mattinata di tensione per i Rom

Cinquanta persone presidiano giorno e notte il palazzo municipale. Si danno il cambio, riposano su vecchi materassi, sorvegliate a vista dalle forze dell’ordine. A mezzanotte le donne rientrano a casa e rimangono solo gli uomini. Giocano a carte, raccontano la loro storia. Sono disoccupati e chiedono un posto di lavoro. La città fa finta di non vedere.
Hanno fondato un’associazione denominata “Lavoro 2000” e si sono aggrappati al primo sindacalista disposto a difendere la loro causa. Sinora, nessun altro sindacato ha impugnato la penna per richiamare l’attenzione su quelle venti o trenta famiglie di rom che non sanno più a quale santo votarsi. «Siccome sono strumentalizzati – affermano i rappresentanti delle forze politiche e sociali – il loro problema non ci interessa».
Ogni mattina, i disagi peggiori sono per i dipendenti comunali, che non possono ordinare bibite e caffè al bar. I manifestanti non lasciano passare il garzone. Ogni tanto gli animi si scaldano e a quel punto scoppiano i tafferugli. È successo ieri mattina e questa volta l’episodio avrà un’appendice in tribunale. Una ventenne cosentina, A. M., ha denunciato il comandante della polizia municipale, U. B.
Ai carabinieri ha detto: «Intorno alle ore 8,20» il comandate B., «senza dire nulla iniziava a togliere con forza le persone dalle sedie su cui erano sedute e mi spostava di due o tre metri, saltavo dalla sedia per evitare di cadere ed allora la citata persona mi ha colpito con uno schiaffo sulla guancia destra. Io a quel punto gli dicevo che non poteva permettersi di fare ciò in quanto non era neanche in divisa. Lo stesso non mi rispondeva e continuava ad impartire ai vigili ordini relativi al posizionamento delle transenne. Poi si allontanava. Preciso che il comandante ha anche tolo la sedia di mano ad un ragazzo minorenne e ritardato mentale che si stava spostando e lo ha colpito alle gambe con questa». Segue l’elenco dei testimoni.
Secca la replica del comandante B.: «So di essere stato accusato di aver percossa una donna. È l’ennesima dimostrazione di come certi gruppi socialmente deboli siano realmente preda di ignote strumentalizzazioni, essendo costretti a farsi scudo con donne e bambini per sfuggire alla legalità e, ciò che è peggio, usano la calunnia come unico strumento verso chi ha il dovere di tutelare la legalità».
Nel pomeriggio la nota di Palazzo dei Bruzi non fa riferimento all’incidente: «L’amministrazione comunale – si legge nel comunicato – mentre ribadisce ancora una volta la propria disponibilità a partecipare ad un incontro sui temi del lavoro con tutte le organizzazioni sindacali e l’indisponibilità, invece, a farlo con la sola sigla dell’Ugl, deplora il protrarsi di una manifestazione di protesta che provoca indubbi disagi proprio a quanti la pongono in essere, indotti a bivaccare davanti al Comune».
L’amministrazione ricorda: «che tra i manifestanti sono molti coloro che hanno ricevuto sussidi e contributi per l’affitto di case e diverse altre esigenze. Nel municipio di Cosenza c’è sempre stata apertura verso chi si trova in condizioni di bisogno e sempre ce ne sarà, a patto che non si trascurino le regole e il rispetto dovuto alle istituzioni».
Forte delle iniziative realizzate sul terreno della cooperazione sociale e del lavoro, il Comune condanna i «comportamenti ispirati da logiche strumentali».
Tacciono gli altri enti. Dall’Unione europea arrivano finanziamenti; le “agende 2000” sono piene di ghiotte priorità, ma quasi nessuno è disposto a sostenere i progetti di cooperazione di chi vive nelle baracche.
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 2 luglio 1999

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