E ora gli artigli del racket affondano nella raccolta differenziata dei rifiuti

 
Potrebbe celarsi un avvertimento dietro l’incendio del furgone della Calabria Maceri, avvenuto nella notte tra martedì e mercoledì a Quattromiglia di Rende.
Dagli ambienti investigativi non è trapelato nulla di ufficiale, ma stando ad alcune indiscrezioni gli inquirenti sarebbero orientati a individuare una matrice dolosa per il rogo del Renault express. È stata esclusa l’ipotesi iniziale di un corto circuito.
Quando i pompieri sono intervenuti, le fiamme avevano distrutto solo la parte anteriore del veicolo. Quasi certamente, l’attentato rappresenta un messaggio intimidatorio per costringere l’impresa e sottostare alle regole imposte sul territorio dalle organizzazioni criminali.
La Calabria Maceri è una ditta impegnata nella raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani. Al suo interno funziona una cooperativa di lavoro, che si occupa di stoccaggio e valorizzazione dei materiali di scarto. Si tratta dell’unica vera attività rivolta al recupero di sostanze che diversamente finirebbero in discarica.
In provincia di Cosenza, nonostante le dichiarazioni di amministratori locali e politici, la raccolta differenziata rimane un semplice slogan, oppure è praticata soltanto da quei rari soggetti privati – come la stessa Calabria Maceri – che operano in un clima di totale isolamento istituzionale. I titolari della ditta negano di aver ricevuto minacce. Tuttavia, è evidente che l’episodio si colloca nella catena di attentati incendiari avvenuti nelle ultime settimane, ai danni di attività commerciali e piccole imprese.
Tra le mille presunte “emergenze” esistenti nel comprensorio cosentino, quella del racket delle estorsioni si sta manifestando con una frequenza preoccupante.
La possibilità di penetrare nel mercato del riciclaggio dei rifiuti è seguita con attenzione dagli Enti locali, ma anche dalle organizzazioni criminali che mirano a gestire tute le fasi del processo di recupero.
I metodi intimidatori sono strumenti efficaci per imporre il silenzio alle poche realtà produttive esistenti.
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 10 settembre 1999

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