Tafferugli tra la polizia municipale e i manifestanti rom

Nove pattuglie, tra la polizia, carabinieri e digos, tengono d’occhio nove donne rom, che protestano sotto Palazzo dei Bruzi. Nella Cosenza democratica e pacificata, attenta ai problemi dei più deboli, c’è ancora spazio per queste scene di conflitto sociale, che evocano le periferie romane degli anni settanta.
Pomeriggio arroventato, quello di ieri. Come ogni giorno, si presentano le donne del quartiere Gergeri e di via Popilia. «Alcuni amministratori – dice una manifestante, Elisa Parise – ci avevano consigliato di costituire una cooperativa e noi siamo regolarmente andate dal notaio. Ne abbiamo formato due: la “Linea Verde” e la “Linea Azzurra”. All’inizio eravamo in 30, ma l’amministrazione ha detto che non sarebbe stato possibile far lavorare tutti. Quando il Comune ha fatto circa 130 nuove assunzioni nelle cooperative, abbiamo chiesto l’inserimento, in esse, di almeno una persona per ogni famiglia rom, ma nemmeno in questo ci hanno accontentato. Ed eccoci qui a protestare».
I cartelli affissi sui muri della chiesa di San Nicola rivendicano il diritto al lavoro. Verso le 17 scoppia il parapiglia, quando le manifestanti appiccano un fuocherello. Le versioni dei fatti, fornite dai rom e dalla polizia municipale, sono divergenti.
 «Faceva freddo e volevamo riscaldarci – dicono le protagoniste del sit-in-. Il comandante della polizia municipale si è avvicinato alla più giovane di noi, R.M., 22 anni, una ragazza incinta, che stava nei pressi del falò. L’ha afferrata per i capelli e strattonata, la ragazza ha tentato di sfuggire alla presa ed ha urtato con la testa contro il muro. L’abbiamo portata in ospedale ed adesso vogliamo sporgere denuncia».
Di diverso avviso il comandante B.: «Una civile protesta si è trasformata in una manifestazione pericolosa sotto il profilo della sicurezza. I manifestanti hanno dato fuoco a cassette di frutta, accatastandole per alimentare la fiamma, ponendo in atto reati per i quali provvederemo a riferire alla magistratura. Sono intervenuto personalmente nei confronti di una manifestante che si accingeva a gettare altre cassette su quelle già accese. Ho cercato di impedire la continuazione della condotta criminosa e di generalizzare la protagonista dell’episodio, la quale ha tentato di sottrarsi all’identificazione, coadiuvata in ciò dalle corresponsabili dell’episodio. Trattandosi di persone conosciute dal comando, si è desistito dall’intervento. Siamo in presenza dei reati di resistenza, danneggiamento e accensione di fuochi pericolosi».
Un’altra vicenda, dunque, finirà nelle aule della pretura, E la questione delle cooperative continuerà a produrre situazioni di crisi, che forse dovrebbero essere gestire da quegli assistenti ed operatori sociali… regolarmente retribuiti dal Comune.
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 12 marzo 1999

No Comments Yet.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *