Scontro tra forzisti, nell’urna la Calabria è troppo azzurra

Galeotto fu il patto della metropolitana. Nelle intenzioni di chi lo concepì doveva arricchire i contraenti, suggellare nuove intese tra le potenti famiglie locali del Pd e di Forza Italia, ma alla fine ha portato male a tutti. La «metro leggera» è un progetto da 160 milioni.
Avrebbe dovuto collegare Cosenza al resto dell’area urbana. Poi è scattata l’inchiesta Passepartout della procura di Catanzaro che per questa intesa trasversale ha tra l’altro ipotizzato, per alcuni degli indagati, un imbarazzante sottotitolo: «associazione a delinquere». E la batosta definitiva al progetto è piovuta qualche settimana fa, quando l’Unione europea ha chiesto al governo della Calabria di spendere questi soldi diversamente. Adesso il cantiere fantasma della metro, oltre a sventrare la città in due e a renderne infernale la viabilità da più di un anno, è il simbolo delle divisioni politiche interne al Pd ed a Forza Italia. Per loro la palude cosentina potrebbe rivelarsi fatale. Due Mario sfidano infatti i rispettivi vertici di partito. In una competizione elettorale che s’annuncia livellata in basso, i loro voti potrebbero fare la differenza.
IL PRESIDENTE USCENTE della Regione, Mario Oliverio, tira dritto ed ignora la candidatura Callipo. Tanto che Zingaretti ha appena ordinato il commissariamento della federazione provinciale a lui fedele, nonché di quella crotonese.
Intanto il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, accusa il suo staff di aver tramato nell’ombra contro di lui e il fratello Roberto, vicepresidente dei deputati azzurri, anch’egli sacrificato dall’intrigo di Arcore. Entrambi minacciano scissioni. Pare che in realtà sia stato Berlusconi, lavandosene le mani, a farli fuori preferendo candidare Jole Santelli. Già sottosegretaria nel governo a guida forzista e nell’esecutivo Letta, Santelli è da sempre nelle grazie di Francesca Pascale, fidanzata del cavaliere. Non sembra entusiasta di questa scelta Matteo Salvini che tuttavia proprio ieri ha precisato di non porre veti. Una volta ottenuto lo scalpo degli Occhiuto, il leader della Lega lascia aperte le porte ad ogni soluzione: «I calabresi vogliono guardare avanti, non indietro». Una sua recente battuta – «Callipo è un nome degno. Avremmo potuto candidarlo noi» – diviene rivelatrice di una sotterranea simpatia per l’imprenditore ittico.
SANTELLI È CELEBRE anche per le sue gaffe televisive. In tanti ricordano la sua celliniana sortita «I neri sono fortunati, non si devono truccare» durante un dibattito con l’allora ministra Cecile Kyenge, ma soprattutto lo scontro con Le Iene, culminato nella sua querela nei loro confronti, a seguito di un’intervista in cui avrebbe equivocato il senso di una domanda sull’Isis, scambiato per un «progetto sul terrorismo internazionale». Tra i movimenti contro il G8 di Genova è ben saldo il ricordo della sua accanita difesa dei poliziotti condannati per le violenze nella scuola Diaz: «Mi vergogno di essere italiana. Mi vergogno di una magistratura che condanna i migliori uomini dello Stato. Sentenza politica e pilotata».
Adesso Mario Occhiuto la accusa di aver pilotato le manovre sottobanco che hanno portato alla sua defenestrazione politica, sulla rotta verso il governo della Calabria. «Dobbiamo ribellarci a tanta violenza e miseria umana travestita di opportunità politica – tuona Occhiuto, che minaccia la candidatura autonoma con due liste già pronte a sostenerlo. Non possiamo semplicemente rassegnarci: ’Nessuno può tornare indietro, ma tutti possono andare avanti’». Sua vice al comune di Cosenza, Jole ha lasciato l’incarico, mentre il sindaco archistar prova a disegnarsi un futuro alternativo.
Claudio Dionesalvi, Silvio Messinetti

il manifesto, 11 dicembre 2019

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