Tutto esaurito all’Oasi

L’Oasi francescana sta per scoppiare. Migranti, “senza fissa dimora”, anziani abbandonati, bussano ogni giorno alle porte del centro di accoglienza gestito dagli operatori al servizio di padre Fedele Bisceglia.
Nelle ultime settimane, la situazione è diventata insostenibile. A confermare lo stato di disagio causato dal flusso eccessivo di ospiti rispetto alla capienza è Sergio “canaletta” Crocco, custode notturno e responsabile della ricezione all’interno della struttura.
«In questo momento – afferma Sergio – siamo arrivati ad un paradosso. L’Oasi è nata per fornire sostegno ai diseredati e dare un contributo di solidarietà ai poveri di tutti i popoli. E invece, oggi, in assenza di spazi adeguati per ospitare la gente, siamo costretti ad opporre un diniego alle persone che chiedono aiuto. Due giorni fa, per esempio, dal Centro di igiene mentale abbiamo ricevuto una richiesta. Ci hanno proposto di far soggiornare nel dormitorio un loro assistito. Un fatto quotidiano. Nulla di strano, quindi. Eppure, con estrema amarezza, siamo stati costretti a dire “no” agli amici del Cim. Persino i corridoi, infatti, sono occupati da persone accampate in condizioni di emergenza. Non sappiamo più dove metterle».
Dall’estate scorsa, si verifica un nuovo “fenomeno”. Pare che nei paesi dell’est e nelle regioni dei Balcani circoli con insistenza il recapito dell’Oasi francescana. Profughi, disperati, ragazzi che sfuggono alle varie mafie dei rispettivi Paesi hanno dato vita ad una sorta di tam tam che indica nella struttura del “monaco” un sicuro punto di riferimento da utilizzare dopo l’ingresso in Italia. E questo contribuisce a mandare in crisi le capacità ricettive del centro di accoglienza. Persino Sergio, negli ultimi quattro mesi, ha scelto di dare ospitalità in casa propria ad alcuni ragazzi dell’est europeo, che non avevano trovato un letto nel dormitorio. Ai vecchi e nuovi utenti si aggiungono le persone sottoposte a misure restrittive della libertà, che vengono assegnate all’Oasi.
Padre Fedele annuncia nuove clamorose iniziative per stimolare le situazioni a sostenerlo economicamente nella realizzazione del suo progetto. Il piano per la costruzione del nuovo centro polivalente è stato già presentato all’opinione pubblica. In tanti hanno contattato la segretaria missionaria per garantire il loro contributo. Anche gli enti locali, tenuto conto dell’insostituibile funzione sociale dell’Oasi, sembrano intenzionati a dare una mano per l’apertura del cantiere.
Ma non basta. Il “monaco” insiste. Bisogna accelerare alcuni passaggi burocratici e fornire risposte chiare.
«Perché – come egli stesso afferma – una volta posta la prima pietra non ci fermeremo più».
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 22 ottobre 1999

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